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L'approccio esistente alla sostenibilità del benessere è segmentato: gli stakeholder operano strategie di "dumping", dando priorità a un aspetto del benessere (il benessere economico) a scapito di altri (salute, altri aspetti qualitativi). Ciò si traduce nella produzione di esternalità negative che impattano sui quattro stock di capitale (economico, naturale, umano, sociale), necessari per il più ampio funzionamento dei sistemi economici. L'applicazione di un modello economico lineare ne è la causa. L'Agenda 2030 delle Nazioni Unite ha implicitamente condannato questo modello e ha influenzato la società nel prendere sempre più coscienza della necessità di un approccio integrato alla sostenibilità del benessere. Ciò significa abbandonare le strategie di "dumping" per soddisfare tutti gli aspetti del benessere e mantenere la sua sostenibilità nel tempo. Ciò è possibile attraverso un "cambio di paradigma", trasformando i modelli decisionali degli stakeholder, e attraverso l'implementazione di un sistema di catalizzatori di innovazione.
Il ruolo di queste due azioni, infatti, è fondamentale nello sviluppo sostenibile. Per questo motivo proponiamo un cambio di paradigma e un sistema di catalizzatori dell'innovazione che funga da ponte tra il sistema della conoscenza e la società. Come lo definiamo noi, il Sistema Catalizzatore dell'Innovazione dovrebbe consistere in due elementi principali: una Piattaforma Dinamica, che sistematizzi la teoria e le migliori pratiche, e un nuovo lavoro sostenibile: Circular Innovation Facilitator. Il ruolo del Circular Innovation Facilitator è quello di raccogliere le esigenze specifiche degli stakeholder locali e trarre dalla Piattaforma Dinamica le soluzioni da trasferire loro. Questa nuova figura professionale, per diventare operativa, richiede nuovi quadri formativi.

Sicurezza Energetica, Sicurezza Energetica e Resilienza Energetica costituiscono le tre componenti della Questione Energetica a cui i vari stakeholder dei Sistemi Territoriali devono dare risposte adeguate attraverso nuovi modelli decisionali. In questo lavoro viene avanzata la proposta di un modello di economia circolare aziendale come strategia aziendale basata su tre linee di azione, strettamente interconnesse: miglioramento della domanda di risorse energetiche; scelta di prodotti e processi volti a minimizzare le esternalità negative derivanti dall'eventuale utilizzo di fonti energetiche fossili; implementazione di strategie di Resilienza Energetica. Questo modello contribuisce anche a superare il dilemma tra competitività e bisogni della società.

Il superamento dell'attuale modello di sviluppo, universalmente ritenuto insostenibile, richiede, nei diversi Sistemi Territoriali, l'attuazione di una strategia basata su quattro componenti strettamente interconnesse: Settori di supporto (ricerca, formazione e comunicazione); Modelli di produzione e investimento delle imprese; Modelli di consumo e risparmio delle famiglie e Modelli decisionali delle istituzioni no profit.
Una strategia che, basandosi su politiche che agiscono simmetricamente sulle quattro componenti sopra citate, è in grado di guidare e sostenere la Società verso un crescente equilibrio tra equità intra-generazionale e inter-generazionale.
Nel presente lavoro, gli autori hanno evidenziato la centralità del Capitale Territoriale per il raggiungimento di un Benessere Sostenibile; analizzato il percorso di avvicinamento all'Agenda 2030, che ha finalmente codificato questa centralità; presentato un modello di Economia Circolare proposto per analizzare le determinanti della "circolarità" del Benessere. Infine, sono stati definiti i criteri per un'analisi di impatto delle nuove politiche che stanno emergendo a livello internazionale, europeo e nazionale per la costruzione di un futuro sostenibile.

Le comunità locali sono una componente fondamentale della strategia globale volta a portare il mondo su un sentiero di sviluppo sostenibile. I giovani, come è stato ampiamente dichiarato, sono l'architrave su cui deve poggiare questa strategia territoriale. È nostra convinzione che, affinché ciò avvenga, sia necessario "allineare" i modelli formativi volti a incidere sulla qualità della componente giovanile del capitale umano funzionale all'obiettivo della sostenibilità dello sviluppo territoriale. Tre i risultati da raggiungere: cittadino responsabile verso le esigenze della domanda sociale; consumatore consapevole dell'impatto sulla società dei propri modelli di consumo, a livello economico, sociale e ambientale; componente fondamentale di modelli produttivi orientati alla sostenibilità. Il sistema della conoscenza ha il compito di mettere in atto nuovi "modelli educativi del capitale umano" in grado di realizzare questo obiettivo. A tal fine, è necessario innanzitutto rafforzare il "dialogo" tra le istituzioni preposte alle azioni di "advocacy" e il sistema della conoscenza, in modo da "interiorizzare" sempre meglio il "paradigma integrato per lo sviluppo sostenibile". E, attraverso un'attuazione sempre più incisiva della "terza missione" del sistema della conoscenza, rendere quest'ultimo sempre più in linea con i momenti degli altri stakeholder territoriali.

Il GO ha come obiettivo finale la realizzazione di un modello organizzativo per la gestione di un food hub innovativo basato sulla conoscenza. Tale progetto permetterà l’integrazione e la cooperazione fra aree ad agricoltura più specializzata e capitalizzata (Piana del Sele) con aree di agricoltura urbana (area metropolitana di Napoli); la possibilità di offrire un paniere di prodotti alla popolazione urbana (e non solo) che si caratterizzi per una forte radicalizzazione territoriale (Campania -Piana del Sele e area metropolitana di Napoli) e per elevate caratteristiche salutistiche e nutraceutiche; un’offerta di prodotti e di servizi che si differenzi per caratteristiche etiche ed ambientali; la creazione di uno spazio fisico e digitale che possa operare nel public engagement per far sviluppare una cultura del cibo e dell’alimentazione più sana; la possibilità di valorizzare i prodotti in ottica B2B (ristorazione collettiva, HO.ReCa.); la formulazione di panieri di cibo customizzati per stili di vita e caratteristiche mediche dell’acquirente; l’implementazione di linee guida su cui costruire interventi per la urban food policy di Napoli. Inoltre, il food hub rappresenterà un’occasione per creare connessioni fra imprenditori agricoli di diverse aree che potranno scambiarsi conoscenze e procedure nonché fabbisogni di innovazione in un’ottica di approccio AKIS. Essendo presenti nel progetto anche la componente formazione e quella consulenza, sarà agevole connettere tutti gli operatori creando le basi per un sistema della conoscenza con un’importante presenza delle realtà provenienti da aree urbane. Questo aspetto sarà assicurato dalla partecipazione al GO del Parco metropolitano delle Colline di Napoli la cui componente agricola è di notevole dimensione. Il valore sociale, ambientale e agricolo delle aree produttive urbane potrà essere così valorizzato in sinergia con le aree ad agricoltura specializzata conferendo al progetto anche la possibilità di diventare una best practice per una visione di intervento integrata, altamente trasferibile ad una pluralità di contesti e di sistemi economici operanti nel campo dell’agroalimentare sia della nostra regione che nelle altre, rispondendo peraltro alle attuali politiche unionali in termini di riposizionamento delle imprese agricole sulla catena del valore e della sicurezza alimentare (sia security che safety).

Il progetto “APInnova Campania” individua soluzioni legate alla competitività delle aziende agricole specializzate nell’indirizzo produttivo apistico, attraverso il trasferimento e l’adattamento di tecnologie in uso in altri comparti produttivi che per l’apicoltura rappresentano un’innovazione di processo che possa contenere i costi di produzione (apicoltura di precisione) e incrementare il reddito aziendale (valorizzazione delle produzioni, mediante la tracciabilità e la certificazione garantita dal metodo blockchain). Sono previste le seguenti azioni:
Contenimento dei costi
Sviluppo di apicoltura di precisione attraverso l’adattamento di App da utilizzare in collegamento con sistemi di rilevamento e trasmissione dati, che consentano una “gestione a distanza” di alcune fasi di conduzione degli apiari, consentendo, ad esempio, la scelta temporale degli interventi in apiario (razionalizzazione degli spostamenti) piuttosto che la scelta sulla opportunità di intervenire con tecniche di alimentazione integrativa, individuando tempi e quantità necessarie.
Promozione e valorizzazione delle produzioni
Realizzazione di un disciplinare di produzione per la certificazione CEI UNI EN ISO/IEC 16075:2012 che indica in maniera trasparente e facilmente individuabile le caratteristiche del Miele da certificare, consegnando al mercato/consumatore dei parametri oggettivi di scelta che saranno garantiti dal passaggio successivo (blockchain).
Promozione e valorizzazione delle produzioni
Adattamento al sistema di tracciabilità del miele, dal campo (apiario) alla tavola, delle tecniche afferenti la blockchain, trasferendo al prodotto una certificazione garantita contro le frodi alimentari (ricordiamo che fonti UE considerano il miele il terzo prodotto più adulterato al mondo), offrendo, dunque, al mercato un’informazione che riduce la criticità legata al problema delle frodi.

Il progetto ha la finalità di realizzare la diversificazione delle attività agricole in attività riguardanti l’integrazione sociale, l’agricoltura sostenuta dalla comunità e l’educazione ambientale. Il primo obiettivo del progetto SOCIAPI è sostenere le imprese agricole nel loro processo di diversificazione delle attività e di miglioramento delle prestazioni economiche e di reddito, con particolare riferimento al settore apistico e con il coinvolgimento delle fasce deboli. L’altro obiettivo è realizzare un nuovo modello organizzativo di impresa agricola sociale sostenibile negli ambiti oggetto dell’intervento avente come destinatari soggetti appartenenti alle fasce deboli (detenuti ed ex detenuti, giovani disoccupati) tramite laboratori ad hoc sui temi ambientali e pratiche in campo per il campionamento di api ed altre attività attinenti la pratica apistica. Il progetto punta a diversificare il reddito dell’azienda agricola realizzando iniziative volte a coinvolgere progressivamente i beneficiari:

• inizialmente attraverso un percorso didattico-formativo di natura pratica da svolgersi tra aula e campo sulle tecniche apistiche e sulla gestione e cultura di impresa;
• in seguito, assegnando loro un certo numero di unità produttive da gestire per un’intera stagione.

L’obiettivo generale del progetto è dimostrare come il passaggio all’Economia Circolare non sia solo un approccio produttivo ma possa essere una strategia competitiva sostenibile, capace di migliorare la performance economica generando esternalità positive sull’ambiente e rispondendo così alle istanze della società. In altre parole, il progetto mira a valutare se l’indice di competitività: “valore percepito/prezzo” migliori. A tal fine, il progetto si articola nelle seguenti macroaree:
Analisi positiva e normativa delle relazioni tra i principi dell’E.C. e l’indice di competitività
Per procedere ad una sua verifica, si è deciso di operare sui due elementi di base del rapporto:
-“creare valore” per il consumatore
Le attività progettuali saranno volte a dimostrare come l’applicazione dell’E.C. per le sue peculiarità possa soddisfare le principali istanze dei consumatori: Salute, Qualità dell’Ambiente, Identità Territoriale, Cultura, Equità.
-qualità nella gestione della struttura dei costi di impresa
Si punterà a verificare se l’applicazione dei principi dell’E.C., intervenendo su fattori produttivi, localizzazione, processo produttivo, processo distributivo e promozione e comunicazione, possa migliorare la struttura dei costi. A tal fine sarà realizzata una comparazione dei costi di produzione tra prodotto convenzionale e prodotto ottenuto con l’applicazione di tecniche/pratiche da Agricoltura Circolare.
Individuazione di Best Practices che attraverso l’E.C. rispondano alle istanze sociali
Lo studio avrà l’obiettivo di individuare le best practices più consolidate ed affermate in questo ambito, in modo da definire un ampio quadro di possibili interventi da implementare nel settore food.
Nuovo modello e aspettative della domanda
Sarà realizzata un’indagine finalizzata a verificare dapprima il grado di conoscenza del consumatore in merito all’E.C.; di seguito, valuterà le preferenze del consumatore sugli attributi rilevanti che definiscono i prodotti da agricoltura circolare e la sua disponibilità a pagare per essi. I risultati costituiranno per le aziende un punto di partenza per elaborare adeguate strategie di marketing che sappiano valorizzare gli aspetti positivi emersi, minimizzando il gap tra qualità erogata e qualità percepita dal consumatore.
Attività di trasferimento e supporto alle imprese
Il patrimonio conoscitivo sviluppato sarà divulgato alle imprese attraverso gli strumenti di comunicazione gestiti dalla Fondazione. Gli obiettivi del Piano di divulgazione possono essere riassunti nei seguenti punti:
1. Divulgare il modello economico di impresa basato sui principi dell’economia circolare per condurre ad un migliore posizionamento competitivo;
2. Aumentare la conoscenza delle best practice individuate e analizzate per sistematizzare le conoscenze disponibili sulla sinergia tra E.C. e risposte alle istanze della società;

• 3. Informare sulle caratteristiche della domanda potenziale dei prodotti ottenuti da “Agricoltura circolare” e sulle soluzioni per la riconoscibilità sul mercato di questo valore.

Il Progetto “New Orto Chain” si inserisce nelle azioni strategiche del PIF “Piana del Sele” ed è stato immaginato per coniugare uno sviluppo competitivo della filiera ortofrutta e del territorio di riferimento. Ci si è interrogati, infatti, su quali possibili soluzioni implementare per costruire un nuovo modo di “fare impresa” finalizzato a promuovere e sostenere la competitività del sistema produttivo locale e stimolare contemporaneamente lo sviluppo sostenibile del territorio da non considerarsi più semplicemente il luogo fisico dove le attività vengono svolte, ma che diventa una vera e propria risorsa da saper impiegare e trasformare in vantaggio competitivo.